Parco immobiliare europeo, stato attuale e scenari futuri
23 Maggio 2022 | Efficienza Energetica
Il parco immobiliare europeo è datato e necessita di importanti interventi di riqualificazione energetica per soddisfare le esigenze odierne della società. Per questo L’UE ha disposto importanti finanziamenti. Vediamo quali sono.
Quanto tempo passiamo nelle nostre case? Prima della pandemia avremo potuto dire «poco», infondo la maggior parte di noi passa mediamente otto ore sul luogo di lavoro, poi ci sono le piccole commissioni da fare, magari un po’ di sport, e così la casa si vive solo la sera e nei weekend (forse).
Poi è arrivata l’emergenza sanitaria COVID-19 e la casa è diventata un ufficio per i telelavoratori, una scuola, una palestra, un luogo di acquisti e così via.
Insomma, la crisi ha innescato in noi nuovi bisogni e ha portato alla ribalta l’importanza degli edifici nella nostra vita quotidiana, palesandone anche i punti deboli, come ad esempio ambienti poco salubri, scarso comfort termico e impianti estremamente energivori e quindi troppo costosi.
Per adattare i nostri edifici al nostro nuovo standard di vita, e al contempo sostenere la ripresa economica in maniera sostenibile, l’UE ha ideato una strategia per avviare un’ondata di ristrutturazioni in Europa (Renovation Wawe), sostenendo nuovi investimenti su un lungo arco temporale. Quali opportunità offrono? In che modo potranno modificare il parco immobiliare europeo? Quali scenari possiamo aspettarci? Per scoprirlo continua la lettura dell’articolo fino alla fine!
Indice
Quanto è obsoleto il parco immobiliare europeo?
Come riporta il testo contenuto all’interno della strategia “ondata di ristrutturazioni”, il parco immobiliare europeo è obsoleto e molto datato: più di 220 milioni di unità immobiliari (l’85 %) sono state costruite prima del 2001, e l’85-95 % degli edifici odierni sarà ancora in uso nel 2050.
La maggior parte di questi edifici sono privi di un adeguamento isolamento termico dell’involucro (le prime normative in merito sono apparse in Europa solo dopo gli anni 70), inoltre sono climatizzati, in inverno e in estate, con combustibili fossili e attraverso vecchi impianti, con tecnologie ampiamente superate e quindi eccessivamente energivore.
In definitiva, per gli attuali standard edilizi, quasi il 75 % del parco immobiliare europeo è inefficiente sotto il profilo energetico a tal punto da imputare al settore circa il 40 % del consumo totale di energia dell’UE, e il 36 % delle emissioni di gas a effetto serra.
Vista l’età avanzata di questi edifici (il 35% del parco immobiliare dell’UE ha addiittura più di 50 anni e oltre il 40 % è stato costruito prima del 1960), sarebbe naturale pensare che la maggiore di questi abbiamo realizzato opere di ammodernamento nel tempo, in realtà la percentuale annua di ristrutturazioni è solo dell’11 %, dove i lavori di riqualificazione energetica riguardano solo l’1 %, circa.
Si stima, infatti, che ogni anno solo lo 0,2 % del parco immobiliare europeo sia sottoposto a ristrutturazioni profonde mirate a ridurre il consumo di energia di almeno il 60%.
I finanziamenti dell’UE per la ristrutturazione
A questo ritmo, la transizione energetica nel settore dell’edilizia richiederebbe tempi biblici e si continuerebbero a perdere opportunità economiche, sociali ed ecologiche.
A tal proposito, occorre sottolineare che, finora, la macchina d’incentivazione è stata capace di fornire un contributo poco significante.
Infatti, la ristrutturazione degli edifici è uno dei settori che devono far fronte alla maggiore carenza di investimenti nell’UE. Sempre nel testo della strategia “ondata ristrutturazioni” si nota che “la Commissione stima che, per conseguire entro il 2030 l’obiettivo climatico proposto del 55 %, saranno necessari circa 275 miliardi € di investimenti aggiuntivi all’anno”.
Nel settore residenziale, la mancanza di incentivi efficaci -per aliquota disposta e per facilità di accesso al meccanismo- rappresenta un enorme ostacolo.
Infatti, anche quando i finanziamenti sono cospicui e disponibili spesso restano inutilizzati a causa delle complessità delle procedure o dei vincoli normativi. Con il Superbonus 110%, in Italia, ne stiamo avendo la chiara dimostrazione.
Per superare queste criticità occorre facilitare l’accesso alle fonti di finanziamento, rendendo l’intensità del sostegno proporzionale alle prestazioni, oltre alla spesa investita.
Per questi motivi, L’UE ha deciso di dare una poderosa spinta alle riqualificazioni energetiche negli edifici attraverso il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e lo strumento per la ripresa NextGenerationEU.
Sono stati previsti finanziamenti come mai prima: 672,5 miliardi €.
Nella strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 la Commissione ha individuato le strategie Renovate e Power Up come strumenti chiave e ha sollecitato l’intervento coordinato di tutti gli Stati membri sulla base dei progetti inclusi nei rispettivi piani nazionali per la ripresa e la resilienza.
Il contributo delle ESCo
In termini di finanziamento, un ulteriore aiuto può arrivare dalle Energy Service Company (ESCo). Chi sono?
Le ESCo sono società riconosciute e certificate da specifiche normative e hanno l’obiettivo di realizzare interventi di miglioramento energetico per consentire alle aziende, privati e Pubbliche Amministrazioni di risparmiare energia e migliorare l’efficienza. Si fanno carico di ogni rischio sul progetto, liberando il cliente finale da ogni vincolo organizzativo e di investimento. I risparmi economici derivanti dagli interventi vengono condivisi fra la ESCo e il cliente finale in base agli accordi commerciali pattuiti.
In pratica, le Energy Service Company, come RiESCo, forniscono ai contribuenti un indispensabile sostegno in termini di progettazione e di finanziamento della ristrutturazione dell’immobile, promuovendo così la realizzazione di grandi interventi o l’aggregazione di piccoli progetti (vedi condomini).
Dunque, questi soggetti offrono le condizioni più favorevoli per realizzare la riqualificazione energetica degli edifici in maniera più semplice e più sicura, abbattendo, al contempo, i tempi di ritorno dell’investimento.
Considerato che, per loro natura, gli investimenti nell’efficienza energetica hanno un bassissimo profilo di rischio (poiché gli interventi si ripagano sempre almeno nella metà della vita utile dell’impianto) e note le prospettive per la domanda di interventi, le ESCo saranno in grado di offrire una proposta commerciale sempre più interessante.
Anche in tal senso il contributo dell’Europa diventa fondamentale.
Per ridurre ulteriormente la percezione di rischio e rendere più appetibili gli interventi di efficienza energetica sul mercato, l’UE ha come obiettivo quello di incentivare sempre più soluzioni di finanziamento innovative, come lo sconto in fattura.
Scenari futuri
Se si verificasse davvero un’ondata di ristrutturazioni arriverebbero benefici sociali, ambientali ed economici di grande portata, con sforzi relativamente impegnativi perché con un solo intervento gli edifici possono essere resi più sani, più ecologici, interconnessi all’interno di un quartiere, più accessibili, resistenti a eventi naturali estremi e dotati di punti di ricarica per la mobilità elettrica.
Inoltre, potrebbe diventare un’opportunità per stimolare lo sviluppo di prestiti e mutui verdi, senza parlare della filiera di nuovi posti di lavoro (ricercatori per lo sviluppo delle tecnologie verdi, tecnici impiegati nella progettazione dell’interventi, imprese di realizzazione coinvolte e così via).
Il tutto, all’interno di “città climaticamente neutre e socialmente innovative” (come si legge all’interno del documento European Green Deal Call).
Insomma, dalla riqualificazione energetica degli edifici si può ottenere molto di più del “semplice” taglio alle bollette.
Sta solo a noi decidere cosa fare delle nostre case, per le nostre tasche e per il nostro benessere.
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