Superbonus 110%, cosa sta accadendo?

16 Giugno 2022 | Incentivi

Superbonus 110% in crisi: fondi già in esaurimento, problemi con la cessione del credito e lavori a rischio.

Dall’esatto momento in cui è stato annunciato, il Superbonus 110% ha scatenato un enorme interesse, probabilmente anche il tuo.

D’altronde, rappresenta un’occasione più ghiotta che mai sia per i potenziali beneficiari dei lavori, che in questo modo possono riqualificare il proprio immobile abbattendo quasi totalmente le spese, sia per gli operatori del sistema che mirano ad aumentare notevolmente il proprio giro di affari.

Così, dopo un iniziale momento di attesa in cui tutti, imprese e contribuenti, hanno cercato di fare un po’ di luce sulla norma e sulle procedure operative, è esplosa la febbre del Superbonus 110%.

l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha stimato che il Superbonus 110% per l’efficientamento energetico ha smosso investimenti pari a 33,7 miliardi di euro, dando vita a più di 170mila cantieri (dati aggiornati a maggio 2022).

Ma chissà quanti sono i progetti che aspettano di partire…

Già, perché dalla sua enunciazione, la normativa è sempre stata in continuo mutamento, creando così forti incertezze. In moltissimi, infatti, hanno preferito procrastinare l’intervento in attesa di chiarimenti definitivi.

Adesso gli operatori del sistema sono più padroni della normativa e quei progetti potrebbero finalmente partire ma sono sopraggiunte altre criticità, una su tutte lo stop delle banche alla cessione del credito.

Dunque, se anche tu hai un progetto di efficientamento pronto a partire e ti stai chiedendo se vedrai mai la sua realizzazione, continua la lettura di questo articolo fino alla fine.

Analizzeremo le principali criticità del meccanismo del Superbonus 110% e quali scenari aspettarci.

Buona lettura!

Superbonus 110% e i fondi già in esaurimento

I tempi non sospetti, noi di RiESCo, ci eravamo già interrogati sulla questione dei fondi, tanto da pubblicarne un articolo: 15 mld € stanziati per il Superbonus 110%, basteranno o saranno solo una goccia nel mare?

Siamo stati dei visionari oppure il quadro era chiaro già dall’inizio? Ovviamente la seconda.

Come anticipato in apertura, l’ultimo rapporto dell’ENEA relativo alle risorse del Superbonus 110% evidenza che al 31 maggio sono stati prenotati ben 33,7 miliardi di euro (33.712.733.098,52 euro), contro i 33,3 miliardi stanziati.

Considerato che il Superbonus 110% può essere richiesto ancora fino al 30 giugno 2022, con una proroga al 31 dicembre per gli interventi svolti su edifici monofamiliari che, al 30 settembre, saranno completati almeno al 30%, i fondi scoperti sono destinati ad aumentare.

Per fronteggiare questa incresciosa situazione, il governo pensa ad un nuovo scostamento di bilancio o di un possibile aumento delle tasse, quanto meno per finanziare le pratiche già avviate.

Con molta probabilità, però, il Superbonus 110% è destinato a svanire una vola arrivato alla sua scadenza.

Oltre a Draghi, che più di una volta si è espresso sfavorevole ad un rinnovo del bonus, in questi giorni anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, si è detto contrario, affermando: “c’è una pletora di bonus che andrebbero ‘disboscati’, usiamo questo termine, valutando quelli che sono effettivamente utili e quelli che non lo sono”.

A tal proposito: è vero, oltre al Superbonus 110%, sono già presenti molti incentivi e per molti ambiti, ma a causa della scarsità di informazioni e/o dei vincoli burocratici spesso finiscono persi. Si tratta di uno spreco enorme perché noi tutti li finanziamo con le tasse e perché così perdiamo occasioni.

Oltre valutare quali bonus mantenere, quanto sarebbe vantaggioso (per tutti) semplificare le procedure e divulgare maggiormente gli incentivi?

Ancora problemi per la cessione del credito

Come forse saprai, uno degli aspetti che rendono particolarmente interessante il Superbonus 110% è rappresentato dalla possibilità di realizzare i lavori attraverso la cessione del credito, perché attraverso questa, il contribuente che realizza i lavori oggetto dei bonus edilizi, può cedere a terzi (banche o istituti di credito) la totalità del credito fiscale relativo alle spese sostenute, finanziando così l’operazione.

Purtroppo, la sequenza impressionante di modifiche, l’ultima è di poche settimane fa (circolare n.19/E/2022), ha reso la situazione troppo incertasfiduciando i professionisti del settorebanche comprese.

Come abbiamo trattato nell’articolo Cessione dei crediti per i bonus edilizi: le banche annunciano lo stop, le banche di piccole e media dimensioni, vista la limitata capienza fiscale, si sono trovate da subito in difficoltà.

Banco Bpm che ha raggiunto, prima di ogni previsione, volumi d’affari per 4 miliardi, è stata tra le prime ad assicurare il rispetto degli impegni già presi e a sospendere l’acquisizione delle nuove pratiche, proprio in attesa di novità più rassicuranti sul piano normativo.

Così come Credit Agricole Italia, Cassa Centrale Banca, Deutsche Bank e Credem.

Ed è notizia di questi giorni, anche Intesa Sanpaolo cheda sola, ha registrato domande per quasi 20 miliardi di lavori e che sinora ha maturato oltre 4 miliardi di crediti fiscali collegati al bonus edilizi, in buona parte giunti dalle imprese che hanno operato con lo sconto in fattura, ha annunciato lo stop.

La comunicazione arrivata ai clienti del gruppo Intesa spiega che “l’elevato flusso delle richieste pervenute (…) ha purtroppo comportato l’esaurimento della nostra possibilità di compensare”.

Aggiunge anche che la ragione alle è il meccanismo di legge per cui gli operatori sul mercato sono tenuti ad un “vincolo di compensazione” che li obbliga ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, inferiori o pari al livello di imposte e contributi versati dalla banca.

Intesa, ha raggiunto questo limite o sta per raggiungerlo, da qui la decisione di bloccare il meccanismo e garantire nuova operatività “qualora il contesto normativo dovesse cambiare”.

In generale, la situazione è molto complessa, sono infatti oltre 5 miliardi i crediti edilizi bloccati (fonte: Ministero dell’Economia), la gran parte riconducibili al Superbonus 110%.

Questa analisi è contenuta all’interno di un’interrogazione parlamentare in commissione Finanze al Senato, sollevata a seguito degli incessanti correttivi di legge (in particolare per quanto concerne le quattro operazioni possibili ed il frazionamento annuale), in vigore dal primo maggio 2022 e recepiti dalla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate.

Lavori a rischio

La situazione che si è venuta a creare rischia così di lasciare incompiuti lavori già iniziati e per i quali è già stata incassata parte del bonus (per cui l’Agenzia delle Entrate potrebbe chiedere indietro i fondi per lavori mai completati, maggiorati dalle sanzioni).

Infatti, secondo il CNA, ben 33 mila imprese sono a rischio di fallimento e, le conseguenze ricadrebbero anche sui contribuenti, costretti a far fronte ad ingenti spese per saldare le opere lasciate a metà.

Per tutte queste ragioni, sconsigliamo fortemente a chi fosse intenzionato di realizzare i lavori di Superbonus 110% di avviare adesso l’iter procedurale, sebbene l’agevolazione, in teoria, sia ancora in pieno vigore.

Con la speranza che la situazione si risolva per il meglio, e quanto prima, RiESCo continuerà ad aggiornare, attraverso il proprio blog, i lettori circa tutte le novità in merito.

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