Conto Termico per stufe a pellet

13 Dicembre 2021 | Incentivi

Come funziona il Conto Termico per le stufe a pellet? Quali requisiti occorre rispettare per accedere all’incentivo? Quanto è possibile risparmiare?

Con l’arrivo del freddo sei tornato a valutare l’acquisto di una stufa a pellet?

Posso capire perché: con questo sistema puoi riscaldare gli ambienti di casa risparmiando sui costi del gasolio, metano o gpl che sia, godendo al contempo, di quel fascino che sola la stufa può offrire.

Inoltre, questi sistemi sono molto pratici perché consentono molte ore di funzionamento autonomo senza dover ricaricare manualmente e, frequentemente, il serbatoio.

A rendere ancora più appetibile l’acquisto, ci pensano gli incentivi: Bonus casa, Ecobonus e Conto Termico 2.0.

Il Conto Termico 2.0 è, probabilmente, il più conveniente poiché ripaga fino il 65% dei costi in tempi rapidi e tramite un semplice bonifico, peccato sia così poco conosciuto…

Per questo ho deciso di scrivere questo articolo: per aiutare chi come te sta valutando l’acquisto di una nuova stufa a pellet, a sfruttare le condizioni più convenienti, anche attraverso il Conto Termico 2.0.

Dunque, in questo articolo approfondiremo cosa sono le stufe a pellet e le principali differenze con le altre tecnologie di riscaldamento, quanto permette di risparmiare questo tipo d’impianto e, soprattutto, come accedere all’incentivo del Conto Termico 2.0. Quindi, se pensi che questo articolo faccia al caso tuo, mettiti comodo e continua la lettura di questo articolo fino alla fine!

Cosa sono le stufe a pellet

La stufa a pellet è un generatore di calore solitamente impiegato nel settore residenziale.

Questo tipo d’impianto viene prediletto, rispetto agli altri sistemi di riscaldamento, per via della fonte naturale che impiega per produrre calore: il pellet.

Si tratta di una biomassa di segatura di legno, lavorata e pressata, che viene trattata per fornire un’elevata resa termica.

L’impianto in sé ha un funzionamento piuttosto semplice: come la classica stufa, dispone di un serbatoio che contiene il pellet, ma a differenza del sistema tradizionale, possiede un meccanismo che permette di dosare il combustibile da far cadere nel focolare.

Una volta giunto a questo punto, un getto d’aria forzato assicura il giusto equilibrio tra combustibile e comburente, evitando così le dispersioni che solitamente si verificano nelle stufe tradizionali.

Grazie all’apposita centralina è possibile impostare la temperatura ideale, l’orario di accensione e spegnimento, persino visualizzare lo “stato di salute” della stufa e l’andamento dei fumi, dell’ambiente e dell’acqua, grazie ai sistemi smart.

Dunque, un altro motivo per cui viene scelto fortemente questo tipo d’impianto, è la sua la praticità d’uso. Lo stesso vale per l’installazione. Addirittura, in alcuni casi è possibile installare la stufa a pellet senza dover installare l’apposita canna fumaria.

Inoltre, può essere impiegata in ambienti che vanno dai 70 ai 300 m² e possono essere integrate con sistemi di canalizzazione dell’aria calda, in modo da poterla convogliare in uno o più locali adiacenti.

Infine, come accennato nelle prime righe dell’articolo, consentono molte ore di funzionamento autonomo, senza la necessità di continue ricariche manuali. Generalmente le stufe caricate a pieno, possono svolgere la propria funzione in piena autonomia, fino a due giorni.

Principali differenze tra stufe a pellet e altre tecnologie di riscaldamento

La stufa a pellet ha un funzionamento analogo a quello delle stufe a legna, ma a differenza di queste ultime:

  • Sono più efficienti perché la tecnologia impiegata mescola l’opportuna quantità di combustibile e di aria;
  • Inquinano meno perché le stufe a pellet producono meno scarti con la combustione
  • Sono più pratiche perché è possibile programmare le ore di funzionamento ed è molto più facile eseguire la pulizia (le ceneri vengono infatti raccolte nell’apposito contenitore senza che debba occuparsene l’utente);
  • Più confortevoli perché disperdono meno fumi nell’ambiente.

Attenzione poi a confondere la termostufa a pellet con la stufa a pellet, ti spiego perché.

Le termostufe a pellet dispongono del collegamento all’impianto termoidraulico, quindi funzionando come una caldaia, scaldando l’acqua sanitaria, più integrano le capacità della stufa a pellet.

In pratica, una volta a temperatura, l’acqua viene immessa nel sistema termoidraulico domestico a cui la caldaia è collegata e distribuita nei termosifoni per riscaldare tutti i locali della casa. Solitamente questo tipo d’impianto viene dotato di un sistema diaccumulo che permette di utilizzare l’acqua sanitaria anche quando l’impianto è spento da ore.

Con la termostufa a pellet, quindi, è possibile ottenere i vantaggi della stufa pellet maggiorati da un notevole risparmio economico poiché sfruttano una risorsa a basso costo (il pellet) sia per il riscaldamento degli ambienti che per la produzione di acqua calda sanitaria.

A proposito di produzione di acqua calda sanitaria, probabilmente ti sarà capitato di sentire parlare anche di caldaia a pellet, ma anch’esse sono ben diverse dalla stufa a pellet, vediamo perché.

Come è facilmente intuibile, la caldaia a pellet è collegata all’impianto termoidraulico e sostituisce la tradizionale caldaia a gas. Come quest’ultime, riscaldano l’acqua che irradiandosi nei radiatori trasporta il calore negli ambienti e, installando un piccolo serbatoio, caldaie possono provvedere alla produzione di acqua calda sanitaria.

Installare una stufa a pellet: quando conviene e quanto fa risparmiare

Per valutare quanto permette di risparmiare una stufa a pellet il primo aspetto da analizzare, dove possibile, sono i consumi, e quindi i costi, dell’attuale tecnologia impiegata.

Infatti, se attualmente di dispone di una stufa a legna occorre tenere conto che la legna da ardere ha un costo minore rispetto al pellet: 0,13 euro/kg contro gli 0,28 euro del pellet, con relative ricadute sulla spesa giornaliera.

Economicamente quindi, la stufa a pellet potrebbe rivelarsi meno vantaggiosa, ma la praticità d’uso e la possibilità di essere controllata persino da remoto possono sopperire a tale mancanza.

Rispetto invece ai combustibili tipicamente impiegati negli impianti di riscaldamento tradizionali, la stufa a pellet è notevolmente più vantaggiosa.

Infatti, il pellet ha un costo di circa 71-78 €/mWh di calore prodotto, mentre il metano ha un costo di circa 86-110 €/mWh di calore prodotto.

Il risparmio, poi, aumenta se paragonato all’uso di altri fonti: il gasolio costa 170 €/mWh, il GPL circa 240 €/mWh.

Detto ciò, per risultare un acquisto davvero conveniente, la stufa a pellet deve essere ben dimensionata rispetto alle caratteristiche degli ambienti da riscaldare, deve tener conto della possibilità di canalizzazione, o quanto meno deve essere installata più “centrale” possibile rispetto alla disposizione delle stanze, ma soprattutto, deve essere ben calcolato il coefficiente di isolamento termico dell’edificio.Tutti questi parametri portano principalmente alla scelta della potenza della stufa, che dipenderà soprattutto dalle dimensioni dell’abitazione.

Quest’ultimo aspetto viene curato dai tecnici incaricati della progettazione o della fornitura dell’intervento ed è particolarmente importante in termini di efficacia ed efficienza dell’impianto.

Stufe a pellet: costi

I prezzi di mercato delle stufe a pellet per l’ambito residenziale, quindi da 20 kW variano dai 1.500 ai 3.000 euro, questi vanno poi aggiunti i costi dell’installazione, e quelli relativi all’eventuale consulenza tecnica qualora s’intenda beneficiare dell’incentivo del Conto Termico 2.0.

Complessivamente, quindi, l’ammontare dell’intervento può raggiungere i 5.000 €.

Come abbiamo accennato, però, il Conto Termico 2.0 ripaga fino il 65% dei costi (spese tecniche comprese).

Come accedere al conto termico per le caldaie a pellet

Il Conto Termico, introdotto dal D.M. 28/12/2012 e successivamente modificato dal D.M. 16/02/2016, prevede che possono accendere all’incentivo le stufe a pellet destinate alle Pubbliche Amministrazioni, alle aziende e ai privati.

La richiesta di accesso al Conto Termico 2.0 può essere redatta dal soggetto responsabile, ovvero il proprietario dell’impianto, oppure da una Energy Service Company (ESCo) attraverso un contratto di prestazione energetica.

Prima di procedere con la richiesta occorre soddisfare determinati requisiti, vediamo quali.

La stufa a pellet per la quale s’intende richiedere l’incentivo dovrà sostituire un impianto già esistente, inoltre, dovrà appartenere agli apparecchi elencati nel Catalogo Caldaie e stufe a biomasse (2B) pubblicato sul portale del Gestore dei Servizi Energetici – GSE S.p.A.

Tali apparecchi sono ritenuti idonei all’installazione domestica anche in considerazione dell’evoluzione della normativa tecnica di settore.

Soddisfatti questi requisiti, si può passare alla richiesta d’incentivo.

Tale operazione, che puoi approfondire passo per passo nella guida dedicata Conto Termico: esempio di pratica e modulistica, è piuttosto complessa, sia per la mole di documenti da presentare sia per le competenze tecniche richieste.

Assieme alla richiesta di incentivo occorre allegare la dichiarazione di conformità e certificato ambientale dell’apparecchio, la dichiarazione di conclusione dell’intervento, fatture e contabili dei bonifici, documentazione fotografica, eventuale compilazione e sottoscrizione del mandato all’incasso, il certificato di smaltimento del vecchio generatore, oltre a tutta la documentazione relativa all’immobile e al soggetto che presenta la domanda.

Inoltre, per poter massimizzare l’importo dell’incentivo occorre tenere presente diversi fattori, come il livello di efficienza dell’impianto, la potenza e la zona climatica in cui viene installata la stufa a pellet.

Altre forme di incentivazione

La complessità dell’iter legato al Conto Termico 2.0 per l’installazione della stufa a pellet spinge molti a ripiegare sulle altre forme d’’incentivazione, ovvero:

  • Bonus casa 50%;
  • Ecobonus 65%;
  • Superbonus 110%.

Può accedere al Bonus casa 50% chi intende installare una stufa a pellet nel corso di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, mentre può usufruire dell’Ecobonus 65% quando s’intende migliorare il livello di efficienza energetica della propria abitazione.

In entrambi i casi viene si applica sotto forma di detrazione fiscale, di cessione del credito oppure sconto in fattura e per un massimale di spesa di 30.000€.

Per quanto concerne l’ormai famoso Superbonus 110%, questo prevede che “La caldaia a biomassa può essere installata sempre in sostituzione di un impianto di climatizzazione invernale, in comuni non metanizzati e non soggetti a procedure di infrazione”, purché le prestazioni emissive delle caldaie a biomassa rientrino nella classe 5 stelle, come da regolamento del decreto del Ministero dell’Ambiente 7 novembre 2017 186 e abbiano un’efficienza di conversione non inferiore all’85%.

Accedi al Conto Termico per stufa a pellet

Ricapitolando, il Conto Termico 2.0 è la forma d’incentivazione più vantaggiosa per l’installazione della stufa a pellet perché permette di ricevere in tempi rapidi (massimo due mesi) fino al 65% delle spese sostenute e tramite un semplice bonifico.

Possono beneficiarne tutti, Pubbliche Amministrazioni, aziende e privati, purché si tratti di un intervento di sostituzione e mai per le nuove installazioni.

Rappresenta dunque, la soluzione ottimale per far “presto e bene”, ma solo se affiancati dagli specialisti dell’efficienza energetica e degli incentivi dedicati.

La consulenza di RiESCo si differenzia da altre presenti sul mercato perché garantiamo e scontiamo subito in fattura il valore dell’incentivo, sollevando il beneficiario da qualsiasi onere o preoccupazione.

Per quest’ultimo quindi nessun rischio di rigetto della pratica, nessuna dilazione dell’incasso, nessun periodo di attesa. Se pensi che questa formula possa fare al caso tuo noi ci siamo!

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