Sicurezza energetica, cos’è e come si riflette sulla competitività di un Paese

30 Maggio 2022 | Efficienza Energetica

Approvvigionamenti, sicurezza e dipendenza energetica, cosa sono, quale rapporto li unisce e in che modo si riflettono sulla competitività di un Paese.

In questo periodo capita spesso di leggere titoli come “Sicurezza energetica a rischio”, oppure “Ecco il piano per rafforzare la sicurezza energetica nazionale”.

Tutti sappiamo che questi titoli si riferiscono alle attuali tensioni geopolitiche, ma quanti di noi conoscono davvero il tema della sicurezza energetica e come questo si rifletta sulle questioni politiche, economiche e sociali?

Solo una piccola percentuale, ed è perfettamente comprensibile visto che l’informazione raramente sceglie di concentrarsi sulla questione.

A logica si piò pensare che si tratti della certezza o meno di avere garantita l’energia, in realtà si tratta di qualcosa di più…

Se anche tu ti sei fatto un’idea di cosa possa significare “sicurezza energetica” ma vuoi saperne di più, sei nel posto giusto. In questo articolo approfondiremo la definizione di sicurezza energetica, capiremo meglio come questa sia fortemente connessa al concetto di dipendenza energetica e quali sono gli effetti sulla competitività di un Paese. Se la premessa ti sembra interessante mettiti comodo e buona lettura!

Cosa s’intende per sicurezza energetica

Prima di tutto partiamo col definire il termine approvvigionamento energetico. Questo si riferisce sia alla produzione che all’importazione dell’energia e indica l’insieme delle attività finalizzate al reperimento della quantità necessaria a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale.

A questo si collega il concetto di sicurezza energetica, ovvero la necessità di disporre di rifornimenti energetici a prezzi sostenibili e in maniera continuativa.

Chiaramente, più affidiamo il nostro approvvigionamento energetico all’estero e più ci rendiamo vulnerabili, perché soggetti a speculazioni ma anche alla possibilità di eventuali interruzioni della fornitura.

Scenario che solo pochi mesi fa sembrava impossibile e che ora invece…

Dipendenza e sicurezza energetica, differenze e correlazioni

La necessità di ricorrere alle importazioni per soddisfare il proprio fabbisogno energetico viene definita dipendenza energetica.

Gli effetti della dipendenza energetica si riflettono sulla competitività di un Paese, poiché subisce l’instabilità dei prezzi dei combustibili, ma anche sulla sostenibilità ambientale e, come stiamo appurando in questi drammatici giorni, sulla fornitura, visto che ci affidiamo ad un numero limitato di fornitori e che il principale è al centro di un conflitto.

Oggi queste criticità sono sotto gli occhi di tutti, ma l’elevato ricorso all’approvvigionamento energetico fuori confine rappresenta da sempre una delle principali problematiche dell’Unione Europea, storicamente molto legata ad import di gas naturale e petrolio da Paesi con elevato profilo di rischio geopolitico.

Sicurezza energetica nazionale, qual è la situazione?

Per mitigare gli effetti della dipendenza energetica, i paesi europei stanno ponendo sempre più al centro delle loro strategie la diversificazione del mix energetico, in particolare attraverso politiche di supporto alle fonti rinnovabili e allo sviluppo di infrastrutture (anche di rigassificazione).

C’è chi è più avanti in questo processo di cambiamento e chi è rimasto più indietro. L’Italia come è messa?

Come abbiamo approfondito nell’articolo energia: il futuro è dell’efficienza energetica e delle rinnovabili, per garantire il fabbisogno energetico, il nostro Paese si affida per il 40% al gas naturale, per il 33% al petrolio e per il 20% alle fonti energetiche rinnovabili (fonte Relazione Annuale sulla Situazione energetica nazionale anno 2020).

Questi approvvigionamenti servono per soddisfare 330 GWh/annui di consumi energia elettrica e 70 miliardi di mdi gas.

All’Italia questi consumi costano circa 80 miliardi di euro annui, ma a seguito di questi straordinari accadimenti,il costo è raddoppiato.

L’aumento di 15 cent/kWh per l’energia elettrica ha comportato sul bilancio finale + 50 miliardi € di spesa. Lo stesso vale per il gas: +1 €/mcon un aumento finale di altri 50 miliardi €.

Totale: + 100 miliardi € di costi.

Nota bene: il gas arriva dalle importazioni, in particolare dai rubinetti russi (ben il 40%), quindi si tratta di ulteriori 200 miliardi € in due anni (perché si stima che le gli effetti di questi rincari si faranno sentire anche per il 2023) che usciranno dal nostro Paese.

In tutto ciò, ricordiamolo, con il rischio di un’improvvisa interruzione della fornitura, per volontà politica o a causa di incidenti militari.

Se avessimo aumentato la produzione di gas e diversificato di più, probabilmente, staremo meglio, forti di una maggiore sicurezza energetica.

Per questo, oggi, l’Europa progetta di incrementare l’afflusso di gas trasportato via nave ai rigassificatori europei e porta avanti le missioni diplomatiche con Qatar, Stati Uniti, Nigeria e Algeria e, ma queste, essendo già legate con contratti di lunga durata ai paesi asiatici, potranno garantirci solamente 10 miliardi metri cubi all’anno e comunque resta il problema dello stoccaggio del gas liquefatto, visto lo scarso numero delle infrastrutture esistenti.

Per quanto riguarda l’Italia nello specifico, per mitigare l’eventuale scenario catastrofico rappresentato dallo stop delle forniture russe, lavora: aumentare la produzione nazionale per 2 miliardi di metri cubi, riempimento degli stoccaggi per 1,5 miliardi di metri cubi, incrementare di circa 10 miliardi di metri cubi le produzioni da Algeria e Libia, sfruttare 4,5 miliardi di metri cubi di capacità inutilizzata dai rigassificatori esistenti e installare tre nuovi rigassificatori galleggianti, che potrebbero assicurare 10 miliardi di metri cubi di nuova capacità.

Il premier Mario Draghi ha già annunciato la temporanea riapertura delle centrali a carbone di La Spezia e Monfalcone. Si stima che, sfruttando le sette centrali a carbone a pieno regime, potremmo generare un risparmio di gas di 8 miliardi di metri cubi l’anno, a fronte di 4 miliardi di costi per poterle rimettere in funzione.

In tutto ciò, queste misure straordinarie genereranno fino a 28 milioni di tonnellate in più di CO2, ben l’8% delle emissioni nazionali.

Nei piani è previsto anche un potenziamento delle rinnovabili, fino a realizzare 8GW all’anno, che alleggerirebbero la dipendenza dal gas per 2,5 miliardi di metri cubi.

Conclusioni

La difficile vicenda che stiamo vivendo ha certamente posto maggiore attenzione sul tema della sicurezza energetica, ovvero sulla necessità di rifornimenti energetici costanti a prezzi sostenibili.

È palese che ricorrendo ad approvvigionamenti fuori confine la nostra sicurezza e la nostra competitività viene compromessa ogni qualvolta si genera un conflitto.

In questo contesto appare altrettanto evidente quanto una concreta spinta agli investimenti in tema di efficienza energetica e rinnovabili possa davvero fare la differenza per renderci più indipendenti e più forti economicamente.

Basti pensare che, con gli attuali prezzi del barile sopra ai 100 $ e del MWh di gas, anch’esso sopra ai 100 €, ogni giorno la Russia potrebbe incassare circa 1 miliardo di dollari con cui finanziare i costi della guerra.

Dunque, se pur indirettamente, noi tutti ci stiamo impoverendo per foraggiare questo abominio.

Le misure straordinarie annunciate da M. Draghi dovrebbero assicurarci una riduzione dai rubinetti russi da 29 miliardi di metri cubi a 14 miliardi, ma i benefici saranno tangibili sul lungo periodo e sappiamo già che comporteranno con sé tonnellate di emissioni inquinanti.

Il quadro complessivo è poco rassicurante ma forse, per la prima volta, stiamo veramente prendendo coscienza dell’importanza dell’energia nelle nostre vite e di quanto sia essenziale averla garantita a prezzi sostenibili.

Forse un risvolto positivo c’è, ed è questa ritrovata consapevolezza.

Se anche tu, nel tuo piccolo, vuoi avviare il cambiamento, noi siamo qua.

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