Come inciderà il Superbonus 110% sulla riqualificazione energetica degli edifici? La stima del nuovo rapporto CRESME

3 Dicembre 2020 | Incentivi

Come procede la riqualificazione energetica del parco edilizio italiano? Quale impatto hanno avuto finora gli incentivi? Quali scenari si prospettano grazie al Superbonus 110%? Scopriamolo attraverso il rapporto del CRESME

Per il settore delle costruzioni il 2020 è stato anno molto particolare, con la grave battuta d’arresto causata dalla pandemia da una parte e l’annuncio del Superbonus 110% dall’altra.

In realtà come sappiamo, i due fatti sono strettamente correlati: proprio a causa della gravissima emergenza sanitaria lo Stato ha deciso di dare una poderosa spinta alla produttività nelle costruzioni, attraverso il Superbonus 110% che incentiva gli interventi di riqualificazione energetica e sismica.

Ad oggi però, è piuttosto difficile farsi un’idea chiara sugli effetti che gli incentivi stanno producendo sul settore.

Il Superbonus 110% rappresenta senza dubbio un volano di crescita incredibile per il settore, ma la complessità della norma e la necessità di predisporre chiarimenti in merito, ha generato un clima di attesa, al punto tale che sì, tutti ne parlano ma sono pochissimi a sfruttarlo già.

Per capire meglio i numeri reali di questo difficile momento e contestualmente, conoscere gli scenari futuri, ci viene in aiuto il CRESME con il suo nuovo rapporto sull’impatto potenziale delle misure d’incentivazione sul recupero e la riqualificazione energetica.

In questo articolo conosceremo questa preziosa analisi partendo dai dati relativi alla riqualificazione energetica in Italia negli ultimi venti anni, passando dai risultati prodotti dagli incentivi fino ad oggi e arrivando agli scenari che si prospettano in futuro grazie anche al Superbonus 110%.

Il ruolo della riqualificazione energetica in Italia da 1998 ad oggi

A seguito delle dinamiche verificatesi nel 2008 e al mutare del rapporto domanda/offerta, il mercato oggi è incentrato sul rinnovo del patrimonio esistente, anziché sul nuovo.

Basti pensare che la produzione annua di nuovo edifici residenziali è passata da 200.000 annui negli anni ‘60 ai 30.000 tra il 2011 e il 2019.

Al contempo, il parco residenziale italiano esistente invecchia, quindi diventa obsoleto rispetto alle odierne esigenze abitative e alle nuove performance richieste dalla normativa.

Più precisamente, il nostro stock residenziale è costituito da circa 12,5 milioni di edifici, di cui 9,1, pari oltre al 73% del totale, è stato costruito prima degli anni 80, mentre 7,2 milioni di edifici, ovvero il 57,5%, ha più di 50 anni.

Come riporta CRESME, nel 2019 la manutenzione straordinaria e ordinaria degli edifici ha rappresentato ben il 73,1% del valore della produzione dell’intero settore, generando 93,5 miliardi di euro di valore, contro i 45,6 miliardi di euro delle nuove costruzioni.

In questa importante crescita ha giocato un ruolo fondamentale la macchina d’incentivazione promossa dalla Stato, che nel corso degli anni è andata sempre più a consolidarsi.

Crescita ha avuto una battuta d’arresto nel 2020, segnando –7,9%.

Rispetto ad altri settori produttivi è comunque un buon risultato considerato il difficile momento storico, tra lockdown totali e parziali, l’insorgere di nuove esigenze come quella di progettare nuovi modelli organizzativi in cantiere e in parte anche l’annuncio del Superbonus 110% ha influito.

Ebbene, proprio perché trattasi di una misura incredibilmente potente per stimolare gli interventi di riqualificazione energetica, il Superbonus 110% ha richiesto l’arrivo delle giuste interpretazioni attuative per avviare la piena operatività, in più la stessa norma stessa è molto complessa e per questo richiede tempi lunghi per avviare i progetti.

L’impatto degli incentivi

In questa crescita gli incentivi hanno giocato un ruolo chiave.

Come si evince dal rapporto del CRESME, tra il 1998 e il 2020, le agevolazioni fiscali sono state utilizzate per oltre 21 milioni di immobili per un ammontare di 346,4 miliardi di euro ai valori correnti.

Solo nel 2019, il valore degli investimenti che hanno beneficiato degli incentivi per la riqualificazione edilizia e la riduzione del rischio sismico è stato di 28.762 milioni di euro.

Grazie a questi aiuti gli italiani hanno potuto realizzare più facilmente interventi che a loro volta hanno generato altro valore economico, ovvero il risparmio derivante la riqualificazione energetica.

Le agevolazioni di cui parliamo sono di fatto le detrazioni fiscali presenti sul mercato dal 1998 al 2007, per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio.

La prima fu introdotta dall’articolo 1, commi 5 e 6, della legge 27 dicembre 1997 n 449 e aveva previsto l’aliquota del 41% ma negli anni si sono susseguite modifiche sulle aliquote, nonché sui massimali di spesa e sulle categorie di interventi agevolabili.

Solo con le leggi di bilancio 2017, 2018, 2019 e 2020 sono arrivate importanti conferme e alcune innovazioni, come quelle relative all’adozione di misure antisismiche.

Considerato il breve lasso di tempo da quando sono state introdotte le agevolazioni e la lunga serie di modifiche di cui sono state protagoniste, possiamo affermare che ancora hanno espresso solo parte del loro vero potenziale.

Scenari futuri

Per quanto concerne l’impatto che il Superbonus 110% avrà sul settore, il CRESME ha osservato i seguenti elementi: complessità burocratiche, modifiche aliquote, modifiche interventi incentivati e le caratteristiche dei soggetti titolari degli immobili.

Inoltre, occorre osservare come gli interventi incentivati dal Superbonus 110% racchiudano complessità̀ maggiori rispetto al rifacimento di sole finiture o di opere murarie interne, di conseguenza la stessa fase di progettazione sarà più lunga ed impegnativa.

Il rapporto ha elaborato una prima stima sugli importi aggiuntivi di 2.421 milioni di euro, tutti nel 2021, e, nell’ipotesi di un prolungamento dei benefici a tutto il 2022, di 8.069 milioni di euro, dei quali 1.614 nel 2021 e 6.455 nel 2022.

Al contempo, nella Gazzetta Ufficiale – DL Rilancio 2020, si legge quanto segue:

Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo, valutati in 63,6 milioni di euro per l’anno 2020, in 1.294,3 milioni di euro per l’anno 2021, in 3.309,1 milioni di euro per l’anno 2022, in 2.935 milioni di euro per l’anno 2023, in 2.755,6 milioni di euro per l’anno 2024, in 2.752,8 milioni di euro per l’anno 2025, in 1.357,4 milioni di euro per l’anno 2026,in 27,6 milioni di euro per l’anno 2027, in 11,9 milioni di euro per l’anno 2031 e in 48,6 milioni di euro per l’anno 2032, si provvede ai sensi dell’articolo 265

La somma risulta: 14.555,9 milioni di euro.

Risulta evidente quanto il Superbonus 110% possa essere determinate nel dare nuovo impulso al settore dell’edilizia, con tutti i conseguenti benefici sociali e ambientali che ne possono derivare, la domanda è: i fondi basteranno?

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