Inflazione, quanto ti incide sui costi energetici?

6 Febbraio 2019 | Efficienza Energetica

Pensiamo sempre ai risultati immediati, dimenticandoci che i costi energetici aumentano di anno in anno. Cos’è in grado di generare risparmi continui?
Gli investimenti non soggetti ad inflazione.

I consumi energetici della tua attività erano diventati un bel grattacapo? Considerati poi gli aumenti che anno dopo si presentano, la situazione non sarebbe potuta che peggiorare ancora…

La prima cosa a cui si pensa è quella di limitare i consumi, semplicemente rinunciando a qualche strumento o razionando il tempo di accensione di alcuni dispositivi. Probabilmente anche tu sei partito da qui, poi però hai compreso che questi sforzi ti avrebbero consentito di fare solo un piccolo passo avanti, nulla di più. Per il vero salto di qualità occorreva cambiare il modo con cui produrre e consumare energia.

Così hai efficientato i tuoi strumenti energivori e hai ottenuto da subito mezzi più potenti e sufficienti risparmi, chissà magari anche più grandi di quelli che ti aspettavi. Hai valutato anche il risparmio energetico sul lungo periodo?

È importante valutare il risparmio totale di energia non nell’immediato ma rispetto alla vita dell’impianto o dell’investimento, quindi tenendo conto dell’inflazione.

Già, molti dimenticano di pensare a questo aspetto perché si tratta “solo” di una piccola percentuale, “l’ultimo dei problemi”, ma è veramente così? Sai quanto e come, incide sui costi energetici?

Se stai pensando che forse potresti aver sottovalutato questo aspetto, allora questo articolo fa proprio al caso tuo. Continua a leggere queste righe per conoscere il ruolo dell’inflazione sui costi energetici, l’andamento di queste cifre negli ultimi 10 anni e soprattutto come “aprire le ali” e liberarsi da questa camicia di forza. Buona Lettura!

Come incide l’inflazione sui costi energetici aziendali

Probabilmente ti sarà capitato di sentir parlare del record bollette di cui il Bel Paese è protagonista: prezzi energetici ai massimi da 10 anni.

Dall’analisi del terzo trimestre 2018 svolta dall’Enea, i prezzi dell’energia elettrica per le imprese medio-piccole, hanno raggiunto il +10% e al contempo, un calo del 5% dell’indice Ispred (lo strumento che misura la transizione energetica dell’Italia).

I motivi di questo rincaro record, vanno ricercati nell’impennata del prezzo del gas naturale, della borsa elettrica e del petrolio Brent che ad ottobre ha raggiunto gli 85 dollari al barile.

Questo rialzo determina a sua volta un altro importante incremento, quello dell’inflazione.

L’inflazione come saprai, indica “l’aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e di servizi in un dato periodo di tempo, che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta (fonte Wikipedia)”.

Questi rincari, per un’impresa medio-piccola, si traducono in una spesa di energia elettrica di circa 70.000 euro all’anno in più rispetto ai competitor francesi (fonte Enea).

I costi, generalmente crescenti, della materia prima hanno un incidenza importante in bolletta, il 45%. La restante parte, rappresentata dagli oneri di sistemi è altrettanto significante, ma su questa possiamo ben poco.

Possiamo agire invece in modo significativo sui costi della materia prima, come? Riducendo i consumi energetici, quindi anche quelli derivati dall’inflazione.

Quali vantaggi potresti ottenere libero dall’inflazione

Se ti trovassi a scegliere tra due soluzioni di mutuo, quale sceglieresti: tasso fisso o variabile?

Solitamente i più, senza esitazione, affermerebbero “fisso”. Lo capisco bene perché è esattamente quello che direi io.

Cosa centra questo con i consumi elettrici della tua azienda? Moltissimo in realtà.

Scegliendo un mutuo a tasso fisso, potrai garantirti il finanziamento dell’immobile, al prezzo che ti eri prefigurato, senza nessuna variabile o imprevisto. In pratica si tratta di blindare il tuo potere d’acquisto e di renderti indipendente da tutti quei fattori esterni che aumentano il prezzo di beni e servizi, come questo.

Uno di questi beni, soggetti a continue variazioni di prezzi, come saprai è l’energia.

Poter “congelare” l’inflazione di quest’ultima, proprio come nell’esempio del mutuo, quali vantaggi ti potrebbe apportare?

Me ne vengono in mente un paio, importantissimi:

  • Rendersi indipendenti dalle tassazioni del Governo sulle materia prima (metodo indiretto ma efficace per fugare le tasche degli italiani);
  • Assicurarsi il massimo risparmio per tutta la durata dell’investimento, senza nessun imprevisto o preccupazione.

L’EPC per bloccare l’inflazione dei tuoi consumi energetici

Adesso probabilmente ti starai chiedendo come fare…

Esistono società, specializzate in efficienza energetica che oltre ad analizzare le potenzialità di risparmio energetico, si fanno carico di tutti i costi e di tutti i rischi legati all’investimento, si chiamano ESCo – Energy Service Company.

Queste applicano l’Energy Performance Contract (EPC), assicurando al cliente la diagnosi energetica, il finanziamento dell’intervento, la realizzazione e soprattutto i risultati di risparmio concordati in fase progettuale. Ti faccio un esempio: ad intervento concluso, se il risparmio risulta minore di quello concordato pagala ESCo, se maggiore invece, viene condiviso con il beneficiario.

Questa particolare forma contrattuale adottata prevede un altro beneficio importantissimo: inflazione a quota fissa.

Quindi come per il mutuo, puoi assicurarti un tasso che resterà invariato per tutta la durata del contratto. I delicati equilibri economici globali, non potranno più influire sui costi energetici della tua azienda.

Smetterai di puntare il dito verso i soliti capri espiatori ed avvierai invece, un circolo virtuoso in grado di trasformare il risparmio immediato in risparmio crescente sul lungo periodo.

Quant’è questo risparmio? Serviamoci di un esempio per capire meglio. Nel grafico che segue è riportato un EPC (Energy Perfomance Contract) che abbiamo recentemente progettato, di durata 15 anni.

Situazione ante l’interventi di efficientamento energetico = 30.000 €/annui

Situazione post =risparmio netto 7.000,00 €/anno dal 1° ÷10° anno | 20.000,00 €/anno dall’11° anno

Rate investite per l’investimento =13.000,00 €/anno (ovvero il 65% degli sprechi)

Sprechi evitati =20.000 €/anno

Adesso guardiamo cosa succede se teniamo conto dell’inflazione:

I grafici parlano chiaro: scelte di questo tipo incidono eccome sui risparmi!

Guardiamo ad esempio lo stesso costo delle bollette: queste in 15 anni hanno un costo di 120.000 € che tenendo conto dell’inflazione al 2% arriva a diventare 138.000 €.
Cosa che non vediamo invece nella rata EPC, dove il costo resta costante per tutta la durata del contratto.

Vediamo adesso i costi cumulati come possono trasformarsi in risparmi

Siamo portati a credere che la nostra volontà non sia sufficiente per cambiare davvero le cose, peccato che questi numeri ci dicano esattamente il contrario. Misurano l’impatto che le “best practies” hanno sulle nostre economie, nonché sul benessere collettivo… e non lasciano dubbi.

Ora che anche tu, conosci questi numeri, puoi continuare ad osservare i soli risparmi a breve (anno per anno) e lamentarti oppure seguire l’esempio degli imprenditori accorti che guardano a tutta la durata dell’investimento.

Cos’è il futuro? È il momento in cui ti penti di quello non hai fatto prima. Guido Prosperi

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