Cos’è l’Agrivoltaico sostenibile promossa da Enea?

26 Maggio 2021 | Efficienza Energetica

L’iniziativa Agrivoltaico Sostenibile lanciata da ENEA consiste nella creazione di una rete nazionale per promuovere la diffusione dei sistemi agrivoltaici tra imprese, istituzioni e associazioni.

Sei un operatore agricolo e stai pensando di installare sul tuo terreno un impianto agrovoltaico?

I presupposti sono molti interessati: ottimi risultati per l’agricoltura e rendite garantite dalla produzione di energia.

Nonostante ciò, alcuni aspetti ti preoccupano: perché questo sistema è così poco diffuso? I risultati soddisferanno le aspettative? In quanto tempo si ripagherà l’investimento?

E poi restano i soliti (ma giustificati) sospetti nei confronti dell’investitore energetico, spesso interessato soltanto a ricavare profitti dalla produzione di energia a discapito della coltivazione.

È vero che il settore dell’agrovoltaico nasce dall’interesse economico degli operatori energetici, ma è vero anche che, con un’adeguata progettazione, l’operatore agricolo e, più in generale, l’ecosistema, possono assicurarsi altrettanti vantaggi.

Con l’obiettivo di sdoganare queste errate credenze e quindi di diffondere concretamente l’Agrivoltaico in Italia, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (ENEA) ha lanciato l’iniziativa Agrivoltaico Sostenibile: la rete volta a promuovere le conoscenze in termini di progettazione, normativa e linee guide per integrare le nuove tecnologie rinnovabili con l’agricoltura.

Se vuoi saperne di più sull’Agrivoltaico Sostenibile leggi l’articolo fino alla fine, approfondiremo i benefici di questa tecnologia ma anche le criticità che ancora ne condizionano la crescita, quindi rifletteremo sul ruolo della rete promossa dall’ENEA.

Buona lettura!

Agrivoltaico, cos’è?

L’Agrovoltaico è un settore innovativo che unisce i benefici dell’energie rinnovabili a quelli dell’agricoltura.

Il primo a porre l’attenzione su questa soluzione ibrida fu Adolf Goetzberger, fondatore della Fraunhofer Institute for Industrial Energy, che nel 1981 scrisse un articolo dal titolo “Kartoffeln unter del Kollektor” (in italiano: patate sotto i pannelli).

Già in questo l’articolo, il fisico tedesco ipotizzava i benefici dell’abbinamento solare-agricoltura. Benefici confutati dalla sperimentazione del ricercatore francese, Christian Dupraz quando nel 2010 confrontò i risultati di due terreni: uno coperto totalmente da moduli fotovoltaici mentre l’altro coperto solo parzialmente, riscontrando rese analoghe.

E ancora, nel 2016, fu sperimentata in Germania vicino al lago di Costanza, la validità del progetto installando i moduli su supporti elevati, lasciando le colture agricole indisturbate. In questa condizione la resa agricola e quella solare si equiparavano all’80% rispetto alle consuete situazioni di solo fotovoltaico a terra e di sola produzione agricola.

Ad oggi, come è strutturata questa soluzione ibrida?

Il modello di impianto agrovoltaico prevede una struttura formata da moduli fotovoltaici a coprire il terreno su cui cresce la coltura agricola.

Le caratteristiche di questa struttura sono diverse per il caso specifico, variano infatti le dimensioni, l’altezza da terra, la distanza fra i moduli, l’inclinazione ecc.

Cosa frena la crescita dell’Agrivoltaico in Italia?

Come abbiamo visto, il sistema agrovoltaico ha smesso di essere una novità ormai da tempo, eppure resta ancora oggi una soluzione poco diffusa.

Questo perché incontra, essenzialmente, due tipi di difficoltà: tecniche, come per ogni nuova tecnologia che si presenta sul mercato, ma anche culturali.

Per quanto riguarda le difficoltà tecniche ed economiche, la prima nota dolente è l’investimento necessario.

Occorre tenere presente poi, che trasformare un terreno agricolo dalla solita coltura decennale a una nuova richiede tempi generalmente lunghi, quindi un ulteriore impegno economico nel tempo.

Inoltre, la nuova coltura potrebbe richiedere un elevato livello di automazione dei processi, magari con sistemi più efficienti di irrigazione, che potrebbero incidere ulteriormente sui costi.

Poi, risulta evidente lo sforzo legato alla gestione di due attività profondamente diverse.

Quelli che, probabilmente, incidono maggiormente sono gli ostacoli culturali.

Siamo soliti pensare che la visione dell’imprenditore agricolo e quella dell’operatore energetico siano profondamente diverse, e forse un tempo era davvero così…

Pensiamo agli anni del grande boom del fotovoltaico in Italia: il folle meccanismo d’incentivazione e il potenziale della nuova tecnologia avevano innescato un nuovo business che aveva poco a che fare con lo sviluppo sostenibile.

Funzionava all’incirca così: il proprietario del terreno agricolo, magari dismesso da anni, riceveva l’offerta di un potenziale compratore interessato a trasformare la proprietà per ospitare un grande impianto fotovoltaico, previo ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie. Una volta ottenute, il possessore del terreno (e delle autorizzazioni) cedeva tutto subito per guadagnare dall’operazione, senza ulteriori rischi o oneri. Il nuovo compratore, quindi, richiedeva un mutuo, finanziava l’investimento e realizzava l’impianto stipulando con l’impresa installatrice l’EPC.

In questo modo guadagnavano tutti: l’iniziale proprietario del terreno che vendeva a condizioni migliori, colui che otteneva le autorizzazioni (N.B. nei momenti di picco le autorizzazioni hanno raggiunto il valore di 400.000,00 €/MW), la banca che concedeva il mutuo senza alcun rischio di morosità perché gli incassi erano garantiti proprio dall’impianto, l’impresa installatrice (che ricava circa +20% sui costi) e, chiaramente, l’investitore godendo di un ROI intorno al 15-20%.

Per sostenere questo modello di business che ha arricchito solo i colossi dell’energia, la macchina d’incentivazione ha gravato tragicamente sulla bilancia italiana e sulle bollette dei contribuenti, innescando così un forte clima di sfiducia, in particolare fra coloro che avrebbero preferito destinare le proprie risorse ad azioni più efficaci nei confronti dell’ambiente.

Oggi, in totale contrapposizione a quanto successo, assistiamo ad un atteggiamento di estrema prudenza da parte delle amministrazioni, raramente favorevoli a concedere le autorizzazioni. Anche a livello nazionale il decreto Fer 1 ha escluso dai registri e dalle aste dei prossimi anni la partecipazione di progetti a impianti realizzati su terreni agricoli.

Benefici dell’Agrivoltaico

Esistono dunque evidenti difficoltà legate al settore dell’agrovoltaico (Agv), ma sono più forti i vantaggi, vediamo i principali.

I primi vantaggi riguardano, innanzitutto, i terreni: la diffusione dell’Agv può contrastare il fenomeno del cambio di destinazione d’uso di terreni agricoli (poiché la produzione di energia oggi permette redditi ben superiori alle coltivazioni).

Ricerche eseguite sui campi di Agv dimostrano le colture sono più protette dagli aumenti delle temperature diurne e dalle repentine riduzioni delle temperature notturne. Inoltre, grazie al maggior ombreggiamento dovuto ai moduli si vede ridotta la quantità di acqua necessaria alle coltivazioni.

Altrettanto interessanti sono gli effetti sull’aumento dell’umidità relativa la quale incide sulla crescita delle piante e sulla riduzione della temperatura dei moduli, con relativi benefici sulla resa della produzione di energia elettrica.

Quindi risultano evidenti i vantaggi per gli operatori agricoli:

  • possibilità di rinnovo ed eventuali ampliamenti delle proprie attività agricole;
  • maggiore protezione dalle brusche mutazioni climatiche;
  • possibilità di sviluppare nuove attività con il partner energetico.

Così come per gli operatori energetici:

  • possibilità di realizzare importanti investimenti nel settore di interesse anche su campi agricoli;
  • la possibilità di ridutre i costi di manutenzione attraverso l’affidamento di una parte delle attività necessarie all’operatore agricolo;
  • la possibilità di un rapporto con le autorità locali che tenga conto delle necessità del territorio anche attraverso la qualificazione professionale delle nuove figure necessarie l’offerta di posti di lavoro non “effimera” e di lunga durata.

Dunque, sono molti di più i fattori di convenienza che uniscono l’imprenditore agricolo e l’operatore energetico, piuttosto quelli che dividono.

Inoltre, l’agrivoltaico permette di mitigare gli effetti dell’impatto sul territorio con sistemi agricoli efficaci ed efficienti, a beneficio di intere comunità.

Perché nasce la rete nazionale dell’Agrivoltaico?

In virtù di questi benefici, e con la finalità di diffondere concretamente l’Agrivoltaico in Italia, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (ENEA) ha lanciato l’iniziativa Agrivoltaico Sostenibile.

Si tratta di una rete volta a promuovere le conoscenze in termini di progettazione, normativa e linee guide per integrare le nuove tecnologie rinnovabili con l’agricoltura.

Per raggiungere questo virtuoso traguardo, l’Agrivoltaico Sostenibile si prefigge i seguenti obiettivi:

  • Garantire che la politica agricola consenta la crescita del mercato in Italia;
  • Evidenziare il ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico;
  • Condividere il know-how per lo sviluppo di progetti;
  • Fornire una definizione che favorisca lo sviluppo di infrastrutture e politiche;
  • Creare opportunità di business insieme alle comunità energetiche.

Dal portale dedicato www.agrivoltaicosostenibile.com, da cui è possibile reperire informazioni e aderire all’iniziativa, si apprende che “se solo lo 0,32% dei terreni agricoli italiani fosse coperto da impianti solari, il 50% degli obiettivi del PNIEC sarebbe soddisfatto”.

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  • Giancarlo ha detto:

    Buonasera

    E’singolare notare che in un articolo cosi dettgliato si sia trascurato di informare il lettore che in Italia è stato inaugurato il primo prototipo AGV a inseguimento biassiale nel 2010, e nel 2011 sono stati connessi in rete 7 MW in tre diversi impianti tra Mantova e Piacenza su circa 50 ettari di terreno arabile , coltivato con successo con ogni tipo di coltura e con ogni mezzo agricolo per 10 anni e tuttora in produzione. Inoltre da due anni si stanno sperimentando sotto l’AGV in Mantova, orticole, piante ornamentali, viti, grani antichi e erba medica. Le piante godono di un ombreggiamento dinamico che può essere calibrato in funzione delle necessità della pianta, grazie al sistema che permette ai pannelli di ruotare in tutte le direzioni.
    Poche settimane fa è stata stappata le prima bottiglia di vino vitivoltaico al mondo, Ancora nessuno ha prodotto vino da uve maturate sotto l’AGV a inseguimento biassiale, ci sono esempi al sud Italia di uva da tavola sotto impianti fissi.
    E’ singolare notare come noi Italiani siamo ancora cosi radicalmente esterofili, citando solo esempi stranieri e trascurando volentieri ciò che c’è di buono nel nostro paese.
    Nel Pnnr sono stati stanziati 1, 1 mld di euro per l’AGV, senza definire esattamente cosa significhi agrovoltaico sostenibile e portando come modello una tecnologia tedesca che ha ben poco di Agro e molto di Voltaico.
    Probabilmente anche per questo non avanza l’AGV in Italia come non avanza tutto il sistema Italia, frenato anche da un filtro burocratico asfissiante e da lobby di potere interessate principalmente all’interesse privato, prima che alla “cosa pubblica”.

    Giancarlo Ghidesi
    REMtec

    • RiESCo Srl ha detto:

      Buon giorno Giancarlo, questa segnalazione conferma che la diffusione delle buone iniziative e buone notizie italiane è sempre difficoltosa.
      Siamo consapevoli anche che la citazione di esempi e/o prodotti esteri rischia di farci apparire esterofili.
      Le chiediamo comprensione, a volte saranno capitate anche a lei le stesse citazioni?
      Per quanto concerne le opinioni su lobby e incapacità di chi gestisce l’innovazione energetica, non c’è “il portone da sfondare” perché in RiESCo manca proprio il portone.

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