A causa dell’attività dell’uomo la Terra è entrata in una nuova era: l’Antropocene

27 Agosto 2021 | Efficienza Energetica

Le attività umane stanno letteralmente modificando il corso dell’evoluzione del pianeta stesso al punto da portare alla definizione di una nuova era geologica: l’Antropocene.

Oggi siamo tutti, chi più e chi meno, a conoscenza del fatto che il cambiamento climatico sta sconvolgendo la ricchezza della biodiversità e causando indescrivibili disastri all’ambiente e alle persone.

Sappiamo, infatti che fenomeni come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore, le alluvioni, l’intensificarsi di tempeste e uragani, hanno un impatto sui nostri ecosistemi ma anche su milioni di persone, in particolare sulle fasce più deboli.

Per questo arrivano, da ogni parte del mondo (o quasi), politiche mirate a contenere questi effetti disastrosi. Altrettanto importante è l’impegno delle associazioni che aiutano, tramite i propri blog o canali social, tutti i consumatori a fare un uso più accurato delle risorse di cui disponiamo.

Magari anche tu fai parte dei consumatori accorti che si tiene informato e cerca di impattare il meno possibile sull’ambiente con le proprie scelte, ma sapevi che i comportamenti dell’uomo hanno già forgiato una nuova -rovinosa- era?

In poche migliaia di anni le azioni dell’uomo sono riuscite a impattare sulla Terra con una forza equiparabile solo alla collisione con un meteorite o quella riscontrabile con un’attività vulcanica straordinaria, per questo gli studiosi hanno conclamato l’ingresso della nuova epoca geologica della Terra: l’Antropocene. Di cosa si tratta esattamente? Quali effetti avrà sulla Terra che un giorno lasceremo ai nostri figli? Continua la lettura di questo articolo per saperne di più.

Cos’è l’Antropocene?

La storia geologica viene definita in eoni che a loro volta si suddividono in ere, periodi ed epoche.

Gli studiosi, il biologo Eugene Stoemer e il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen prima e il team di ricercatori del Anthropocene Working Group dopo, affermano che con la modernità, siamo usciti dall’Olocene e siamo entrati nell’Antropocene.

L’Olocene rappresenta il tempo in cui si è verificata la scomparsa dei grandi carnivori, circa 10.000 anni fa.

A quel tempo la superficie della Terra si presentava in condizioni simili a quelle del XX secolo, sia per la diffusione degli organismi che per il clima, ma con la rivoluzione industriale e quindi il boom dei consumi delle fonti fossili i ritmi hanno iniziato a variare concretamente fino ad arrivare alla “grande accelerazione” degli anni ’50 (secolo scorso) che ha portato al consumo insostenibile di risorse.

Il termine Antropocene fu utilizzato per la prima volta negli anni Ottanta dal biologo Eugene Stroemer ma comincio a diffondersi dopo il discorso del premio Nobel per la chimica Paul Crutzen durante un convegno sulla biosfera, quando annunciò che, a suo dire, l’Olocene era da considerarsi concluso e che sarebbe stato corretto dare il “benvenuto” all’Antropocene.

Il termine Antropocene nasce dall’unione delle parole greche anthropos e kainos, che significano rispettivamente essere umano e recente, e rappresenta l’epoca in cui l’uomo rimodella la Terra, modificandone i sistemi fondamentali e di conseguenza ottenendo un’influenza decisiva sull’ecologia globale.

Da quando l’uomo si è imposto come forza geologica?

Formalmente la comunità scientifica sta ancora discutendo l’epoca geologica a cui apparteniamo ma conta di darne l’ufficialità nel corso del 2021.

Secondo l’Anthropocene Working Group l’inizio della nuova era potrebbe imputabile alla metà del ‘900, il momento dal quale, secondo l’AWG, è possibile individuare nelle rocce i segni di radioattività dispersi dai test e dagli incidenti nucleari.

C’è anche chi ritiene che l’inizio dell’Antropocene sia da ricondursi alla rivoluzione agricola, ma anche chi afferma che la principale causa sia la rivoluzione industriale del ‘700.

I più concordano nella visione dell’Anthropocene Working che identifica nella “grande accelerazione” l’inizio della fase storica in cui l’uomo è diventato una forza così potente da riuscire a modificare i sistemi del pianeta.

Quali conseguenze ha avuto per la Terra?

Gli studi dimostrano che l’uomo ha modificato avidamente tra il 50% e il 75% della superficie terrestre per edificare la propria idea di evoluzione.

Abbiamo trasformato il corso dei fiumi, le caratteristiche chimiche dell’acqua e dell’aria, abbiamo lastricato di cemento distese di suolo e di coste, facilitandone l’erosione.

Siamo responsabili dell’80% delle specie estinte e dell’innalzamento della temperatura climatica al punto tale che ci affanniamo per contenere il danno a “solo” +1.5°.

In particolare, il riscaldamento globale è causa dell’inarrestabile scioglimento dei ghiacci, fino a qualche decennio fa considerati perenni.

Così come l’innalzamento dei mari, erroneamente attribuito allo scioglimento dei ghiacci (che invece rappresenta solo parte del problema) ma che in realtà è causato dal fatto che gli oceani assorbono il 90% del calore generato dalle emissioni umane, e quindi si espandono.

La desertificazione poi, è uno dei risultati più immediati del riscaldamento globale: poche specie vegetali resistono alle alte temperature e all’assenza di precipitazioni, che lasciano il suolo arido e impossibile da coltivare.

Il particolato e le ceneri derivanti dalla combustione di idrocarburi fossili, distinguibili da quelli prodotti naturalmente con gli incendi, hanno raggiunto ogni angolo del pianeta.

E ancora, rispetto all’Ottocento, lo smodato utilizzo di fertilizzanti ha raddoppiato la presenza del fosforo nel suolo, mentre la quantità di azoto è la più elevata degli ultimi 2,5 miliardi di anni. Queste anomalie si accompagnano alla presenza di materiali prodotti dall’uomo come i 50 miliardi di tonnellate di calcestruzzo, i 500 milioni di tonnellate di alluminio e gli almeno 300 milioni di tonnellate di plastica.

Abbiamo stravolto tutto, più di quanto avrebbero potuto fare le calamità meteorologiche, al punto tali che queste si manifestano come effetti collaterali delle nostre azioni.

Quali scenari futuri ci aspettano?

Aldilà delle definizioni ufficiali, Olocene piuttosto che Antropocene, a cosa andiamo incontro?

Lo scorso 13 maggio l’Italia ha raggiunto l’Overshoot Day (il giorno del sovrasfruttamento delle risorse terrestri), un giorno prima rispetto al 2020 e così sempre sarà a causa della pressione a cui è sottoposta la Terra.

In solo quattro mesi e mezzo su dodici, l’Italia ha esaurito il quantitativo di risorse naturali che può ottenere dal pianeta, ciò significa che per rispondere alla domanda di una nazione come l’Italia servirebbero quasi tre pianeti.

Di questo ritmo, inevitabilmente, finiremo per rischiare l’estinzione.

Per questo, determinare l’esistenza dell’Antropocene, potrebbe rivelarsi determinante per dare un nome all’emergenza che stiamo vivendo e per riconoscerla finalmente come tale, così da diffonderla concretamente della cultura popolare, aldilà del mero interesse scientifico.

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