CER, Tariffe incentivanti GSE e accesso agli incentivi PNRR

1 Luglio 2025 | Incentivi

Tutti gli strumenti a disposizione per chi vuole avviare una Comunità Energetica: definizione, incentivi GSE e fondi PNRR

L’idea di dare vita a una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) nel tuo territorio ti sta sempre più incuriosendo. Vuoi generare e condividere energia pulita, abbattere le bollette e contribuire alla transizione ecologica. Ma come spesso accade, l’ostacolo principale è uno: i fondi.

Dove trovare le risorse economiche per avviare concretamente il progetto?

In questo articolo ti guideremo tra le opportunità oggi disponibili, per aiutarti a capire se e come il tuo progetto può essere sostenuto da incentivi pubblici. Partiremo da una definizione chiara e aggiornata di cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili e quale contesto normativo e tecnico le sostiene.

Quindi, ci concentreremo sul ruolo chiave del Gestore dei Servizi Energetici (GSE SpA), che oggi premia l’energia condivisa con specifiche tariffe incentivanti.

Inoltre, esploreremo le misure di supporto previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR che stanzia finanziamenti mirati proprio per la nascita di CER nei comuni italiani.

Dunque, leggi questo articolo fino alla fine per conoscere gli strumenti economici che potresti avere a disposizione, come accedervi e quali passi muovere per trasformare il tuo progetto in realtà.

Buona lettura!

Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), definizione e contesto

Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono forme innovative di aggregazione tra cittadini, imprese, enti pubblici o del terzo settore, che si uniscono per autoprodurre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale. La normativa di riferimento è il Decreto Legislativo n. 199/2021, che recepisce la Direttiva Europea RED II.

Gli obiettivi principali delle CER sono incentivare l’autoconsumo collettivo, contrastare la povertà energetica, rafforzare la resilienza energetica dei territori e ridurre le emissioni di CO₂.

Possono partecipare alle Comunità Energetiche Rinnovabili i privati cittadini, gli enti locali, le micro, piccole e medie imprese, le cooperative e associazioni, gli enti religiosi, scolastici e del terzo settore.

L’unico vincolo tecnico è che i membri della CER siano collegati alla stessa cabina primaria.

Il ruolo del GSE: tariffe incentivanti per la condivisione

Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha il compito di erogare gli incentivi per l’energia elettrica condivisa all’interno delle CER. Il meccanismo si basa su una tariffa premio sull’energia che viene prodotta e consumata localmente tra i membri della comunità.

Il funzionamento della tariffa incentivante è stabilito all’interno del Decreto MASE del 7 dicembre 2023 e prevede 60 €/MWh per l’energia condivisa (base), un premio aggiuntivo fino a 100 €/MWh per impianti in Comuni sotto i 5.000 abitanti (incluso nell’ambito PNRR), il tutto per 20 anni dalla data di attivazione della Comunità Energetiche Rinnovabili.

L’incentivo si applica esclusivamente alla quota di energia condivisa, ovvero la parte di energia prodotta da impianti rinnovabili e consumata contemporaneamente dai membri della comunità.

Per accedere all’incentivo devono essere rispettati determinati requisiti. Ovviamente la CER deve essere legalmente costituita e deve avere un soggetto referente che si interfaccia con il GSE.

Inoltre, gli impianti devono essere realizzati dopo l’entrata in vigore del decreto (gennaio 2024) e avere potenza fino a 1 MW e, come anticipato nel paragrafo precedente, devono avere la connessione alla stessa cabina primaria.

I finanziamenti del PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha destinato 2,2 miliardi di euro al sostegno delle Comunità Energetiche Rinnovabili nei piccoli Comuni (meno di 5.000 abitanti), come previsto dalla Missione 2 – Componente 2 – Investimento 1.2.

La misura si pone i seguenti obiettivi:

  • Finanziare la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili (fotovoltaici, eolici, etc.);
  • Favorire l’inclusione sociale ed energetica;
  • Sostenere i territori a rischio spopolamento o in condizioni economiche svantaggiate.

Possono usufruire del contributo le CER costituite in Comuni fino a 5.000 abitanti, gli enti pubblici o soggetti collettivi con ruoli attivi nelle Comunità Energetiche Rinnovabili ma anche singoli Comuni o aggregazioni (Unioni, Comunità montane).

Tipologie di spese ammissibili:

  • progettazione e studi preliminari (es. studio di fattibilità);
  • fornitura e posa degli impianti di produzione da fonti rinnovabili (in prevalenza fotovoltaici, ma anche eolici, idroelettrici, biomasse);
  • sistemi di accumulo (batterie) e gestione intelligente dell’energia;
  • connessione alla rete e dispositivi di misura (smart metering);
  • spese tecniche e oneri per l’autorizzazione e realizzazione del progetto.

N.B.: sono escluse dal contributo le spese per impianti già realizzati o avviati prima della presentazione della domanda.

Per quanto concerne l’entità contributo è pari a un massimo del 40% del costo complessivo dell’investimento, fino a un tetto massimo di 1 milione di euro per impianto (in coerenza con il limite di 1 MW di potenza incentivata dal GSE).

Inoltre, il contributo è cumulabile con la tariffa incentivante GSE per l’energia condivisa (meccanismo a “doppio binario”) ed è compatibile con altri finanziamenti pubblici, purché non si superi il 100% dei costi ammessi.

Per fare domanda occorre avviare la procedura sulla piattaforma del GSE, attiva da marzo 2024 fino a giugno 2026, o a esaurimento fondi.

È necessario allegare lo studio di fattibilità tecnico-economico, il progetto preliminare e la documentazione giuridica della CER.

Conclusioni

L’adesione a una Comunità Energetica Rinnovabile consente ai partecipanti di ridurre i costi in bolletta, ottenere una quota degli incentivi erogati dal GSE SpA, accedere a forme di autoconsumo virtuale e di beneficiare di bandi pubblici (come il PNRR).

In particolare, per i territori più piccoli e decentrati, le CER rappresentano una leva concreta per la transizione ecologica dei territori, perché consente di valorizzare il patrimonio edilizio pubblico (scuole, municipi, biblioteche), attivare partnership con imprese locali, ridurre la spesa energetica della PA e favorire l’inclusione di cittadini vulnerabili.

Certo, nonostante i numerosi vantaggi, lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili si scontra con alcune evidenti difficoltà.

In primis c’è il vincolo della cabina primaria che limita la scalabilità territoriale e la partecipazione di soggetti distanti, poi c’è la complessità burocratica, la costituzione legale della CER e l’accesso agli incentivi richiedono una serie di passaggi normativi e tecnici, occorrono molte competenze tecniche (studi di fattibilità, simulazioni energetiche ecc) e, ovviamente, per la realizzazione degli impianti, è spesso necessario un anticipo finanziario che pochi soggetti riescono a sostenere.

Ma il quadro incentivante attuale – tra tariffa GSE e fondi PNRR – rende il 2024–2026 un periodo favorevole per costituire e avviare una Comunità Energetica Rinnovabile. Tuttavia, è fondamentale un approccio strategico, tecnico e legale ben strutturato.

Enti locali, imprese, cittadini e associazioni hanno ora l’opportunità di diventare protagonisti della produzione e gestione locale dell’energia, generando benefici ambientali, economici e sociali per l’intera collettività.

Se vuoi approfondire come creare una Comunità Energetica Rinnovabile o partecipare a una già esistente, continua a seguirci: nei prossimi articoli analizzeremo i passi pratici, i vantaggi fiscali e i casi di successo più virtuosi.

Se invece vuoi passare dalla teoria alla pratica, RiESCo può occuparsi di tutto il processo, aiutandoti a realizzare questo ambizioso progetto.

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