CER, taglio del 64% ai fondi PNRR: cosa cambia per le Comunità Energetiche

2 Dicembre 2025 | Incentivi

Il MASE aggiorna la dotazione finanziaria per le CER a 795,5 milioni di euro nell’ambito della sesta revisione del PNRR. Un intervento che riallinea risorse e fabbisogni progettuali: ecco i punti chiave per comprenderne l’impatto.

Per molte piccole e medie imprese italiane, aderire o promuovere una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) ha rappresentato nell’ultimo periodo un’opportunità concreta per ridurre i costi energetici, stabilizzare i consumi e rafforzare la propria competitività in ottica sostenibile.

I contributi a fondo perduto previsti dal PNRR hanno avuto un ruolo fondamentale, consentendo a numerose realtà produttive di avviare o valutare investimenti in impianti condivisi e modelli di autoconsumo collettivo spesso difficili da sostenere autonomamente.

In questo scenario, la revisione della dotazione PNRR destinata alle CER –comunicata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)– ha attirato particolare attenzione. Il budget, inizialmente pari a 2,2 miliardi di euro, è stato aggiornato a 795,5 milioni nell’ambito della sesta revisione del Piano, approvata dalla Commissione Europea. Si tratta di una rimodulazione della sola dotazione finanziaria: al momento non risultano modifiche alla struttura degli incentivi né alle regole di funzionamento delle comunità energetiche.

Secondo il Ministero, l’intervento serve ad allineare le risorse al reale avanzamento dei progetti e alle tempistiche stringenti imposte dal PNRR. La riduzione ha comunque avviato un confronto tra operatori, enti locali e imprese sulle prospettive di finanziamento e sulle possibili integrazioni future delle risorse, considerato anche il numero di domande presentate al GSE (Gestore dei Servizi Energetici) nelle ultime settimane.

In questo articolo analizziamo la nuova dotazione finanziaria, gli impatti sulle progettualità in corso, le osservazioni degli operatori e le motivazioni fornite dal MASE, per offrire una visione chiara e aggiornata su ciò che attende le CER nei prossimi mesi.

Buona lettura!

La nuova dotazione finanziaria: numeri, motivazioni e contesto

Con il comunicato del 21 novembre 2025, il MASE ha aggiornato la dotazione PNRR per le Comunità Energetiche Rinnovabili a 795,5 milioni di euro, rispetto ai 2,2 miliardi iniziali. La modifica rientra nella sesta revisione PNRR, parte di una più ampia armonizzazione delle misure italiane con le milestone e gli obiettivi concordati con la Commissione Europea.

Secondo il Ministero, la rimodulazione risponde a tre esigenze principali:

  • coerenza con il reale avanzamento dei progetti presentati finora;
  • rispetto delle scadenze del PNRR, evitando risorse difficilmente impegnabili entro i tempi previsti;
  • garanzia di un utilizzo efficiente dei fondi, in un contesto in evoluzione per tutte le misure energetiche del Piano.

Il comunicato evidenzia che si tratta di un aggiustamento finanziario, e non di un cambiamento normativo: gli incentivi e le regole di partecipazione alle CER restano invariati.

Effetti sui progetti e sugli enti coinvolti

La nuova dotazione comporta un quadro più selettivo nell’accesso ai contributi, ma non incide sul funzionamento delle CER né sui meccanismi dell’autoconsumo collettivo.

Le domande già presentate restano in istruttoria: in caso di valutazione positiva potranno essere ammesse al finanziamento nei limiti delle risorse disponibili e, se verranno attivati, attraverso eventuali futuri scorrimenti o rifinanziamenti.

Per amministrazioni locali, PMI, cooperative e altri soggetti promotori, il nuovo scenario richiede una pianificazione ancora più precisa.

Pur con una disponibilità economica ridimensionata, le CER continuano a rappresentare uno strumento pratico e funzionale, poiché i benefici derivanti dall’autoconsumo, dai flussi interni e dagli incentivi ARERA rimangono invariati.

Le motivazioni del MASE e gli scenari futuri

Nelle dichiarazioni ufficiali, il MASE ha spiegato che la rimodulazione rientra in una strategia più ampia volta a garantire la piena efficacia del PNRR, assicurando che le risorse destinate alle comunità energetiche siano realmente spendibili entro le scadenze previste dal programma europeo. La scelta viene quindi interpretata come un’operazione di ricalibrazione, pensata per evitare che una parte dei fondi, difficilmente impegnabili nei tempi stabiliti, rimanga inutilizzata.

Il Ministero ribadisce che le CER continuano a essere considerate misure strategiche per la transizione energetica, al pari di altri interventi come agrivoltaico e biometano. In quest’ottica, il settore potrebbe comunque beneficiare, nei prossimi mesi o anni, di ulteriori strumenti di sostegno provenienti sia dal livello nazionale sia da quello regionale, oltre che da futuri programmi europei collegati alla revisione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) e alle politiche per l’autoconsumo.

La riduzione della dotazione non dovrebbe rappresentare un passo indietro nella promozione delle Comunità Energetiche, ma piuttosto un passaggio di ottimizzazione che richiede una pianificazione più attenta da parte di enti, imprese e soggetti promotori.

La continuità operativa delle CER resta confermata, mentre la capacità di crescita del modello potrà dipendere in parte dall’evoluzione del quadro finanziario e dai prossimi interventi istituzionali a supporto della generazione distribuita.

Considerazioni degli operatori e dei territori

La revisione del budget ha acceso un confronto tra operatori, amministrazioni locali e comunità territoriali impegnate nella transizione energetica. Molti richiedono maggior chiarezza sulle priorità di assegnazione e sui tempi di eventuali rifinanziamenti, soprattutto per i progetti già in fase avanzata e per quelli collocati nei piccoli comuni, dove le CER rappresentano una leva concreta per ridurre i costi e migliorare l’autonomia energetica.

Nonostante la riduzione della dotazione, l’interesse non mostra segni di rallentamento: secondo la stampa di settore, al 23 novembre 2025 le richieste al GSE avevano già superato gli 800 milioni di euro, confermando la vitalità del modello e la crescente propensione di imprese, cittadini ed enti a investire in configurazioni energetiche condivise.

In questo scenario, ciò che cambia per imprese ed enti non è la validità delle CER, ma la necessità di una pianificazione più attenta. I meccanismi di autoconsumo, gli incentivi e i benefici operativi restano pienamente attivi; tuttavia, una disponibilità economica più selettiva richiede valutazioni tecnico-economiche più precise e una maggiore integrazione con fondi regionali, soluzioni finanziarie alternative o futuri strumenti nazionali ed europei.

La rimodulazione non rappresenta dunque un freno allo sviluppo delle comunità energetiche, ma un passaggio che può stimolare progettualità più mature, solide e meglio coordinate con il quadro finanziario in evoluzione.

Per chi sta avviando o valutando un progetto, questo è il momento di verificare la sostenibilità degli investimenti, monitorare gli aggiornamenti istituzionali e valutare eventuali sinergie con altri programmi di supporto.

Le CER continuano a essere uno strumento strategico per la transizione energetica dei territori: la loro crescita potrà proseguire, sostenuta da nuove opportunità che potrebbero emergere nei prossimi mesi nell’ambito delle politiche europee e nazionali per l’autoconsumo e la generazione distribuita.

Per altri contenuti simili a questo, segui il blog di RiESCo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share This