CER, impianti fotovoltaici e accumulo: quali requisiti devono avere
6 Agosto 2025 | Incentivi
Le CER offrono nuovi modelli di produzione e condivisione dell’energia, accessibili solo a impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo che rispettano precisi requisiti tecnici e normativi.
In un momento storico segnato dall’aumento dei costi energetici e dall’instabilità delle reti elettriche, emerge con forza la necessità di un nuovo modello energetico. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano oggi una risposta concreta e innovativa, basata sulla produzione e condivisione locale di energia pulita.
Al centro di questo cambiamento ci sono gli impianti fotovoltaici e i sistemi di accumulo, tecnologie fondamentali per garantire autosufficienza, sostenibilità e riduzione delle bollette.
Le CER non sono solo un’alternativa ai modelli tradizionali, ma una vera e propria rivoluzione culturale e tecnologica che coinvolge cittadini, imprese ed enti pubblici. Ma partecipare a una CER –o crearne una– non è un’operazione banale.
Occorre comprendere bene quali impianti possono essere utilizzati, quali caratteristiche devono avere i sistemi di accumulo e quali sono i requisiti normativi e tecnici per accedere agli incentivi pubblici. Conoscere queste informazioni non è solo utile: è decisivo per costruire una comunità energetica solida, efficiente e in linea con la normativa vigente.
In questo articolo analizzeremo nel dettaglio tutti gli aspetti fondamentali per chi vuole investire, progettare o partecipare attivamente a una CER: dagli impianti fotovoltaici ai sistemi di accumulo, fino agli incentivi e alle normative che oggi rendono questo modello più accessibile e conveniente che mai.
Buona lettura!
Indice
Il modello CER: energia condivisa, benefici collettivi
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano una delle innovazioni più promettenti all’interno del panorama della transizione energetica. Il loro obiettivo principale è trasformare il modo in cui produciamo, consumiamo e condividiamo l’energia, puntando su un approccio più partecipativo, sostenibile e decentralizzato.
In concreto, le CER mirano a:
- Promuovere l’autoconsumo collettivo, ovvero la possibilità per gruppi di cittadini o organizzazioni di produrre energia da fonti rinnovabili e utilizzarla direttamente, senza dipendere totalmente dalla rete elettrica nazionale;
- Ridurre le emissioni di gas serra, contribuendo così agli obiettivi climatici europei e nazionali;
- Rafforzare l’indipendenza energetica dei territori, limitando la dipendenza da fonti fossili e dalle importazioni di energia;
- Incentivare la partecipazione attiva dei cittadini, rendendoli non più solo consumatori, ma veri e propri protagonisti del sistema energetico.
Ma che cosa sono, nella pratica, le CER?
Si tratta di aggregazioni volontarie di diversi soggetti –cittadini, piccole e medie imprese, enti locali, cooperative o altri attori– che decidono di unirsi per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale.
Il fulcro di questo modello è la condivisione dell’energia prodotta, basata sulla collaborazione tra i membri della comunità e sull’utilizzo della rete di distribuzione elettrica già esistente.
Le CER operano all’interno di un’area geografica ben delimitata, che solitamente coincide con la zona coperta dalla stessa cabina primaria di trasformazione elettrica. Questo vincolo tecnico permette di garantire che l’energia prodotta e consumata resti il più possibile all’interno del territorio, minimizzando le perdite lungo la rete e ottimizzando l’efficienza del sistema.
Chi partecipa a una CER può assumere il ruolo di prosumer –cioè al tempo stesso produttore e consumatore– oppure contribuire semplicemente come consumatore attivo. In entrambi i casi, l’energia condivisa consente ai membri di accedere a benefici economici e ambientali, grazie anche a un sistema di incentivi statali che premia l’autoconsumo e la produzione da fonti rinnovabili.
In Italia, il quadro normativo che regola le CER è definito dalla Direttiva Europea 2018/2001 (RED II), recepita a livello nazionale e attuata dal Decreto MASE n. 414 del 7 dicembre 2023, che stabilisce le condizioni operative, i requisiti tecnici e i meccanismi di incentivazione per la costituzione e il funzionamento delle comunità energetiche.
Quali impianti fotovoltaici possono aderire a una CER
Per essere inclusi in una Comunità Energetica Rinnovabile e accedere agli incentivi previsti, gli impianti fotovoltaici devono rispettare specifici requisiti tecnici e normativi stabiliti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). L’obiettivo è garantire che la produzione e condivisione dell’energia sia coerente con i principi di sostenibilità, efficienza e partecipazione locale.
I requisiti richiesti agli impianti:
- Nuova costruzione o potenziamento: l’impianto deve essere stato realizzato ex novo oppure risultare da un intervento di potenziamento su uno già esistente;
- Potenza nominale ≤ 1 MW: il limite di 1 megawatt è fissato per favorire una produzione energetica distribuita e accessibile, in linea con lo spirito delle comunità energetiche e per garantire una distribuzione equilibrata degli incentivi;
- Entrata in esercizio dopo il 16 dicembre 2021: solo gli impianti attivati da questa data in poi possono beneficiare degli incentivi dedicati alle CER. Gli impianti più datati restano esclusi;
- Localizzazione nella stessa area elettrica: l’impianto deve trovarsi all’interno della zona coperta dalla stessa cabina primaria a cui fa riferimento la CER. Questo assicura che l’energia condivisa resti all’interno di un ambito locale ben definito;
- Disponibilità e controllo da parte della CER: l’impianto deve essere nella disponibilità effettiva della comunità energetica o dei suoi membri, in modo da garantirne la gestione diretta e una partecipazione reale al modello di condivisione.
Inoltre, devono rispettare il principio DNSH (Do No Significant Harm), ovvero non arrecare danni significativi all’ambiente, e utilizzare moduli fotovoltaici certificati, conformi agli standard europei di sostenibilità e qualità.
Questi requisiti rappresentano la base per costruire comunità energetiche efficienti, responsabili e realmente orientate a un modello energetico più sostenibile e condiviso.
Il ruolo dei sistemi di accumulo all’interno delle CER
I sistemi di accumulo, come le batterie, rivestono un ruolo sempre più centrale all’interno delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Grazie alla loro capacità di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso durante le ore di maggiore irradiazione solare, consentono di ottimizzare l’uso dell’energia rinnovabile all’interno della comunità.
L’energia accumulata può infatti essere utilizzata nei momenti di maggiore richiesta o quando la produzione da fonti rinnovabili risulta insufficiente, ad esempio nelle ore serali o durante giornate poco soleggiate.
Questa funzione di bilanciamento energetico contribuisce in modo concreto a:
- Aumentare l’autoconsumo e la condivisione dell’energia tra i membri della comunità, riducendo gli sprechi e valorizzando la produzione locale;
- Ridurre la dipendenza dalla rete elettrica nazionale, favorendo una maggiore autonomia dei territori;
- Migliorare la stabilità e la resilienza del sistema energetico locale, rendendolo più flessibile e capace di adattarsi a picchi di domanda o a variazioni nella produzione.
Affinché siano pienamente operativi all’interno di una CER, i sistemi di accumulo devono essere correttamente integrati nella configurazione tecnica della comunità e conformarsi ai requisiti stabiliti dalle normative vigenti, comprese le regole tecniche del GSE.
La loro presenza, oltre a migliorare l’efficienza complessiva del sistema, può influire positivamente sull’accesso agli incentivi economici previsti per le CER, rendendo l’investimento in batterie ancora più vantaggioso per i soggetti coinvolti.
Aspetti normativi e incentivi per impianti e accumulo
Il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) n. 414 del 7 dicembre 2023 ha rappresentato un passaggio fondamentale per il sostegno concreto alle Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia, introducendo un sistema di incentivi economici pensato per rendere più accessibile la realizzazione e la gestione di queste configurazioni.
Tra le principali misure previste dal decreto si segnalano:
- Tariffa incentivante: applicabile all’energia rinnovabile prodotta e condivisa all’interno della CER, con un valore massimo riconosciuto per impianti fino a 1 MW di potenza;
- Contributo a fondo perduto: fino al 40% delle spese ammissibili per la realizzazione di impianti e sistemi di accumulo, destinato alle CER situate in comuni con popolazione fino a 50.000 abitanti;
- Anticipo del contributo: possibilità di ottenere un anticipo fino al 30% del contributo a fondo perduto, per facilitare l’avvio dei progetti.
Un aspetto rilevante del nuovo quadro normativo è la cumulabilità degli incentivi con altre agevolazioni, tra cui il Superbonus e altri strumenti di detrazione fiscale. Questo consente alle CER di strutturare piani di investimento più sostenibili e articolati, sommando diversi canali di finanziamento pubblico.
Conclusioni
Le CER rappresentano un’opportunità concreta e strategica per accelerare la transizione energetica, promuovendo un modello distribuito, partecipativo e sostenibile di produzione e consumo dell’energia.
Attraverso queste Comunità, cittadini, imprese, enti locali e organizzazioni del terzo settore possono unirsi per produrre energia da fonti rinnovabili –in primis tramite impianti fotovoltaici– e condividerla all’interno della comunità, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili e dalle grandi centrali elettriche. Questo approccio non solo consente di abbattere i costi in bolletta, ma favorisce anche la consapevolezza energetica e il senso di responsabilità collettiva verso l’ambiente.
Affinché una CER possa funzionare in modo efficace e duraturo, è fondamentale una corretta progettazione tecnica, che includa la scelta e il dimensionamento ottimale degli impianti fotovoltaici, l’integrazione di sistemi di accumulo per gestire meglio la produzione e l’autoconsumo, e la definizione di modelli di condivisione energetica equi e sostenibili.
A ciò si aggiunge la necessità di una conoscenza approfondita del quadro normativo di riferimento, dei vincoli tecnici e delle misure di incentivazione economica messe a disposizione dallo Stato e dall’Unione Europea. Questi strumenti, se ben utilizzati, permettono di rendere le CER non solo sostenibili dal punto di vista ambientale, ma anche economicamente vantaggiose.
Supportate dalle recenti evoluzioni legislative, come il recepimento della Direttiva Europea RED II e i decreti attuativi nazionali, le CER stanno diventando una realtà sempre più accessibile e diffusa sul territorio italiano.
In particolare, esse possono contribuire in modo significativo alla decarbonizzazione dei consumi energetici, alla resilienza delle reti locali, alla valorizzazione delle risorse territoriali e alla creazione di nuove forme di coesione sociale ed economica.
Se vuoi approfondire come creare una Comunità Energetica Rinnovabile o partecipare a una già esistente, continua a seguirci: nei prossimi articoli analizzeremo le varie sfaccettature di queste realtà.
Se invece vuoi passare dalla teoria alla pratica, RiESCo può occuparsi di tutto il processo, aiutandoti a realizzare questo ambizioso progetto.